Un collega ha chiesto:

Un mio assistito si è visto contestare dall’INPS un certificato di malattia da me redatto in quanto la diagnosi riportata, “emorroidi”, non è stata ritenuta congrua. E’ corretta la posizione dell’INPS?

Risposta:

Il certificato di incapacità temporanea allo svolgimento di specifica attività lavorativa (certificato di malattia), che rilasciamo ai nostri assistiti che hanno un impedimento a recarsi al lavoro legato alla salute, deve effettivamente riportare come causa di incapacità lavorativa uno stato patologico acuto o comunque dei sintomi e non delle patologie croniche che, laddove fossero causa di impedimento, sarebbero motivo permanente e non temporaneo di incapacità lavorativa. Diagnosi come artrosi, diabete mellito, bronchite cronica, ipertensione arteriosa, non sono giudicate congrue. Lo sono invece scompensi o riacutizzazioni di sintomi, temporaneamente invalidanti, legati a queste patologie croniche. Per lo stesso motivo non è congruo riportare “esiti di …” (cioè delle conseguenze stabilizzate), ma piuttosto “postumi di …”  (cioè delle sequele ancora in corso di una condizione patologica acuta, sequele che in tal caso vanno specificate). L’utilizzo della codifica nosologica, non essendo studiata per questo scopo, spesso non si presta allo specifico utilizzo, per cui è consigliabile esprimere la diagnosi facendo riferimento ai sintomi responsabili della temporanea incapacità lavorativa.